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Le fucine

Il Comune di Pessinetto ha la sua origine nel 1289, quando il Marchese del Monferrato, Guglielmo VII, allora signore di Lanzo, concesse ad una società di fucinatori di metalli questo sito alla condizione che vi costruissero un forno e delle botteghe per la lavorazione del ferro. L'attività metallurgica, ed in particolare la fucinatura di chiodi, continuò per secoli, tant’è che, alla ne del secolo XIX, il territorio di Pessinetto contava ben trentacinque fucine.

La produzione del chiodo

Il tipo classico del chiodo antico corrisponde all'attuale chiodo quadro fucinato o da cantiere, impiegato principalmente nella carpenteria navale ed edilizia. Ha forma di piramide molto allungata a sezione quadrata, con testa variamente faccettata, colore grigio- bruno-azzurrastro caratteristico del ferro fucinato.
Il procedimento di fabbricazione a mano di questo chiodo è rimasto quale si svolgeva nei tempi antichi. Il chiodaiolo pone in una fucina un fascio di barrette di diametro leggermente superiore a quello dei chiodi da produrre, che anticamente erano di ferro pudellato. Scaldate le barrette al calor rosso chiaro, l'operaio le preleva una alla volta e sull'incudine con rapidissimi colpi di martello foggia il gambo e la punta del chiodo. Valendosi quindi di un tagliolo o scalpello insso sull'incudine, taglia il chiodo sbozzato, lasciandolo però attaccato al resto della barretta per un sottile lembo che gli consenta ancora di sostenerlo. Lo inla quindi in uno dei fori di un apposito stampo forato (chiodaia) lasciandone sporgere superiormente una piccola porzione. Stacca allora con qualche piegatura la barretta e con pochi colpi sulla parte sporgente del chiodo forma la testa. L'operazione viene compiuta con grande rapidità prima che il ferro si sia potuto raffreddare.