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Quella della carbonaia era una tecnica usata in passato per trasformare la legna in carbone. Su una piazzola naturale i carbonai innalzavano il cosiddetto “castello” formato da 4 pali piantati verticalmente in cerchio, imbrigliati da ramoscelli di castagno ritorti e inclinati lievemente verso il centro lasciando in cima un piccolo foro. Tutto intorno si accatastava il legname in modo da formare un cono a gradoni. Il mucchio di legna veniva rivestito con foglie umide e zolle di terra in modo da chiudere ogni fessura. A questo punto si accendeva il fuoco alla base con alcune fascine e, quando il cono cominciava a fumare, si continuava a mantenerlo vivo senza la amma in modo da trasformare il legname in carbone. Il processo durava dai 5 ai 10 giorni e al termine il carbone raccolto veniva portato a valle sul dorso del mulo.

Nel corso della carbonizzazione la legna diminuiva del suo volume del 40% e del suo peso dell'80%. Proprio per questo il carbonaio negli ultimi giorni doveva prestare molta attenzione anché non si creassero dei vuoti d'aria all'interno che avrebbero potuto provocare l'incenerimento della carbonaia. Per evitare ciò doveva batterlo con il grosso bastone. In base al colore del fumo che fuoriusciva dai fori laterali, il carbonaio poteva vedere l'andamento della combustione: solo quando il fumo era turchino e trasparente il carbone era pronto.